Da quando ho messo in pratica alcuni principii propri della Paleo dieta, mi sento una specie di creatura aliena.

Non c’è assolutamente verso, sottolineo assolutamente, che il mio stile alimentare, o pratica nutrizionale come piace a me definirla, non provochi a chi mi sta o passa intorno, sentimenti di disgusto, pena e commiserazione.

La cosa mi diverte ma nel contempo mi preoccupa.

Noi italiani schiavi del mangiare. E certo, non ci vuole molto a capirlo: bombardati dai mass media con ogni sorta di alimento-elemento, dal gelato alla merendina, dagli spaghetti al vino cartonato, ci genoflettiamo davanti ai guru dell’alta cuisine, apprezzandone la professionale arroganza, nicchiando al loro autoritarismo tra schiumarole e fornelli e lasciando correre se poi, loro stessi, fan diventare una semplice patatina fritta uscita da un sacchetto di plastica, l’elemento base per corroborare aperitivi deliziosi quanto azzardati. Chissa’ se si sono ricordati di cestinare in fretta la sorpresina…

Io in cucina sono un arrangiatore, non certo uno chef.  Me la posso cavare ai limiti della sopravvivenza o ad una cena improvvisata tra amici con poche pretese; adoro tuttavia il profumo dei cibi semplici, le verdure, le spezie e soprattutto le erbe aromatiche, intrise di magia e antichità. Ora, come stavo dicendo, mi sto avvicinando alla paleo. In tutta sincerità odio questo termine: paleo dieta. Mi sembra una forzatura, una banalizzazione , etichetta voluta non so da chi , che prende come simbolo il cavernicolo. Si, quello curvo con la barba e la clava, mezzo nudo e scalzo.

Si generalizza quello che è alla fine uno stile alimentare, salutare e ambizioso, che promette salute e sazietà seguendo poche semplici e logiche regole.

I libri di Aronne Romano e Robb Wolf sono particolarmente interessanti: ho trovato i loro ragionamenti, suffragati da fonti scientifiche, molto pertinenti con la logica del benessere prendendo le distanze da tutta quella folta schiera di nutrizionisti e dietologi che proprio non se la sentono di uscire dal gregge, forse per la grande paura di perdere clienti.

Capisco bene che è difficile prendere le distanze da latte, formaggi, pane, pasta e dolci, oltre che dai legumi, ma capisco ancor meglio quanto siano stati i giovamenti sul mio fisico e il mio organismo dal momento in cui ho voluto fare una prova.

Ed eccomi alle ore 10,00 davanti al bancone del pizzicagnolo, a Ronco Scrivia, piccolo paese dell’entroterra ligure.

Dall’altra parte del bancone c’è Manuel, un quarantenne simpatico e alla mano: dietro al suo grembiule bianco con la scritta “qui pane” mal si nasconde una pancetta tipica della sua (nostra) eta’.

Manuel nonostante abbia una buona struttura fisica lamenta il suo leggero sovrappeso; certo, il lavoro che svolge non lo aiuta, attorniato da frittatine, focacce, pane e affettati. Vorrebbe togliersi quella zavorra poco sexy , ed essendo un ragazzo intelligente, cerca la via per poterlo fare. Gli parlo del mio stile alimentare. Lui ascolta interessato. Il rapport è instaurato. Manuel capisce, vede cosa acquisto da lui, sa che io mi ispiro ai fatti piu’ che alle parole, e si da’ una scadenza. Trenta giorni per provarci.

Il problema viene dopo: entrano nella bottega due signore, sulla sessantina. Lo ammetto, e non vorrei sembrare scortese sottolinearlo: una sessantina portata un po’ male. Ascoltano quello che diciamo. Infatti io e Manuel stiamo conversando sul tema della colazione, con pericolose digressioni, di tanto in tanto, sui muliebri orifizi. ma che volete farci, siamo ragazzi!

Le due signore rimangono allibite quando riescono a decifrare che il sottoscritto a colazione mangia un piatto di bresaola condita con olio e noci. Corroborando il tutto con una spremuta di pompelmo. Figuriamoci quando realizzano che un’altra ottima opportunità per nutrirsi in modo sano a colazione prevede del salmone affumicato con succo di limone, mandorle e una mela. Si salvi chi puo’: una delle due mi guarda come se avessi appena tragugiato un topo marinato in una tazza di piscio.

L’altra si fa forza e con spocchia da supplente di letteratura antica si mette a decantare il tanto acclamato cappuccino e brioche, la vera colazione italiana. Con molta educazione le faccio notare che non c’è nulla di strano nel mangiare una scatoletta di tonno ed insalata alle 7.00 del mattino anziché alle 07,00 di sera , sempre un pasto è. In fin dei conti, son anche cazzi miei…

Niente da fare. Mi guardano allibite. Una delle due addirittura fa una smorfia come se le avessi offerto una tartina con larva di punteruolo rosso.

E cosi’, mentre Manuel  mi finiva di incartare l’ ettoemmezzo di bresaola, mi congedavo dalla bottega riflettendo ad ogni passo, fino al morir dell’ultima striscia pedonale allo spiccar del marciapiede.

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