Krav maga e cambiamento personale

Krav maga e cambiamento personale

Molte persone approdano al krav maga per motivi diversi, tra i quali, il piu’ comune, è lo sviluppo personale.
Anche quando non è la motivazione principale (magari perché la persona desidera in primis imparare a difendersi in caso di aggressione) lo sviluppo personale è comunque uno dei benefici fondamentali che molti derivano da questa disciplina.
La preparazione fisica, la ricerca indotta delle condizioni di stress, la valutazione dei propri limiti, la scoperta di nuove posture, tra cui le varie cadute, lo studio della materia dal punto di vista legislativo,  il contatto con gli altri, il confronto con gli istruttori: non è infrequente che i partecipanti ai corsi e agli allenamenti di krav maga attuino cambiamenti nella propria vita.
La persona si chiede, magari dopo tanto tempo nella propria vita, “cosa desidero veramente, al di fuori del lavoro, degli impegni ordinari, della solita routine?”.
Molti desidererebbero imparare a dipingere. Altri a recitare. Altri ancora a dedicarsi al volontariato; per chi si iscrive in una palestra, entrato in connessione con quello che veramente desidera nell’atto di  frequentare un corso di krav maga, il cambiamento personale diventa forse inevitabile.
Molte persone a quel punto diventano piu’ conscie delle proprie convinzioni mettendo in discussione quelle che le limitano e optando invece per quelle che le potenziano. Gestiscono meglio le proprie emozioni sviluppando, oltre all’intelligenza emotiva, anche il concetto di potercela fare,( fondamentale per il successo qualunque esso sia) con  il rafforzamento del concetto di sé, anche se scoprire questa struttura richiede di estrarre esperienze  inconsce o preconsce . (vedremo di affrontare il discorso piu’ avanti, quando parlero’ delle ancore, o condizionamenti)
Una volta che la struttura “autodifesa” è nota e fatta propria è facile offrire alla persona interessata una serie di semplici cambiamenti che renderanno il suo concetto di sé, la sua autostima, piu’ forte, coerente e solida.
Si sviluppano di conseguenza strategie e metodi di allenamento piu’ efficaci che portano inevitabilmente ad un aumento di felicità e successo.

Paleo ergo sum.

Paleo ergo sum.

Da quando ho messo in pratica alcuni principii propri della Paleo dieta, mi sento una specie di creatura aliena.

Non c’è assolutamente verso, sottolineo assolutamente, che il mio stile alimentare, o pratica nutrizionale come piace a me definirla, non provochi a chi mi sta o passa intorno, sentimenti di disgusto, pena e commiserazione.

La cosa mi diverte ma nel contempo mi preoccupa.

Noi italiani schiavi del mangiare. E certo, non ci vuole molto a capirlo: bombardati dai mass media con ogni sorta di alimento-elemento, dal gelato alla merendina, dagli spaghetti al vino cartonato, ci genoflettiamo davanti ai guru dell’alta cuisine, apprezzandone la professionale arroganza, nicchiando al loro autoritarismo tra schiumarole e fornelli e lasciando correre se poi, loro stessi, fan diventare una semplice patatina fritta uscita da un sacchetto di plastica, l’elemento base per corroborare aperitivi deliziosi quanto azzardati. Chissa’ se si sono ricordati di cestinare in fretta la sorpresina…

Io in cucina sono un arrangiatore, non certo uno chef.  Me la posso cavare ai limiti della sopravvivenza o ad una cena improvvisata tra amici con poche pretese; adoro tuttavia il profumo dei cibi semplici, le verdure, le spezie e soprattutto le erbe aromatiche, intrise di magia e antichità. Ora, come stavo dicendo, mi sto avvicinando alla paleo. In tutta sincerità odio questo termine: paleo dieta. Mi sembra una forzatura, una banalizzazione , etichetta voluta non so da chi , che prende come simbolo il cavernicolo. Si, quello curvo con la barba e la clava, mezzo nudo e scalzo.

Si generalizza quello che è alla fine uno stile alimentare, salutare e ambizioso, che promette salute e sazietà seguendo poche semplici e logiche regole.

I libri di Aronne Romano e Robb Wolf sono particolarmente interessanti: ho trovato i loro ragionamenti, suffragati da fonti scientifiche, molto pertinenti con la logica del benessere prendendo le distanze da tutta quella folta schiera di nutrizionisti e dietologi che proprio non se la sentono di uscire dal gregge, forse per la grande paura di perdere clienti.

Capisco bene che è difficile prendere le distanze da latte, formaggi, pane, pasta e dolci, oltre che dai legumi, ma capisco ancor meglio quanto siano stati i giovamenti sul mio fisico e il mio organismo dal momento in cui ho voluto fare una prova.

Ed eccomi alle ore 10,00 davanti al bancone del pizzicagnolo, a Ronco Scrivia, piccolo paese dell’entroterra ligure.

Dall’altra parte del bancone c’è Manuel, un quarantenne simpatico e alla mano: dietro al suo grembiule bianco con la scritta “qui pane” mal si nasconde una pancetta tipica della sua (nostra) eta’.

Manuel nonostante abbia una buona struttura fisica lamenta il suo leggero sovrappeso; certo, il lavoro che svolge non lo aiuta, attorniato da frittatine, focacce, pane e affettati. Vorrebbe togliersi quella zavorra poco sexy , ed essendo un ragazzo intelligente, cerca la via per poterlo fare. Gli parlo del mio stile alimentare. Lui ascolta interessato. Il rapport è instaurato. Manuel capisce, vede cosa acquisto da lui, sa che io mi ispiro ai fatti piu’ che alle parole, e si da’ una scadenza. Trenta giorni per provarci.

Il problema viene dopo: entrano nella bottega due signore, sulla sessantina. Lo ammetto, e non vorrei sembrare scortese sottolinearlo: una sessantina portata un po’ male. Ascoltano quello che diciamo. Infatti io e Manuel stiamo conversando sul tema della colazione, con pericolose digressioni, di tanto in tanto, sui muliebri orifizi. ma che volete farci, siamo ragazzi!

Le due signore rimangono allibite quando riescono a decifrare che il sottoscritto a colazione mangia un piatto di bresaola condita con olio e noci. Corroborando il tutto con una spremuta di pompelmo. Figuriamoci quando realizzano che un’altra ottima opportunità per nutrirsi in modo sano a colazione prevede del salmone affumicato con succo di limone, mandorle e una mela. Si salvi chi puo’: una delle due mi guarda come se avessi appena tragugiato un topo marinato in una tazza di piscio.

L’altra si fa forza e con spocchia da supplente di letteratura antica si mette a decantare il tanto acclamato cappuccino e brioche, la vera colazione italiana. Con molta educazione le faccio notare che non c’è nulla di strano nel mangiare una scatoletta di tonno ed insalata alle 7.00 del mattino anziché alle 07,00 di sera , sempre un pasto è. In fin dei conti, son anche cazzi miei…

Niente da fare. Mi guardano allibite. Una delle due addirittura fa una smorfia come se le avessi offerto una tartina con larva di punteruolo rosso.

E cosi’, mentre Manuel  mi finiva di incartare l’ ettoemmezzo di bresaola, mi congedavo dalla bottega riflettendo ad ogni passo, fino al morir dell’ultima striscia pedonale allo spiccar del marciapiede.

Un corso di krav maga non è un bene di consumo.

Un corso di krav maga non è un bene di consumo.

Svolgo con passione l’attività di istruttore di krav maga, e quello che raccolgo nel lavorare con persone di ogni età, estrazione sociale e profili diversi ha un valore non calcolabile. Quel che sia il contante e il credito non trovero’ in un centro commerciale l’amicizia, la soddisfazione nel seguire gli allievi alla costruzione di una parte di sé, la gratificazione dell’istinto di operosità, la simpatia e il rispetto dei collaboratori, l’autostima per un lavoro ben fatto.  Ma soprattutto riesco a far capire a chi entra in palestra che il corso di krav maga della Scuola nazionale Savate Autodifesa non è un bene di consumo.

Cosi’ come lo shopping il consumo richiede infatti tempo.

Questo punto di partenza è da focalizzare bene.

Molti corsi di autodifesa sono gestiti da maestri o sedicenti tali che hanno un naturale interesse a ridurre al minimo il tempo dedicato all’atto piacevole di consumare.

Propongono un corso di krav maga che in pochi mesi ti da’ tutto, dalle percussioni al disarmo da minaccia con pistola, dalle leve articolari alla difesa da attacco di coltello. Tutto in pochi mesi, sotto forma di superofferta, e sovente con le prime due lezioni di prova gratuite.

Come ben potete capire, c’è il larvato interesse a limitare il piu’ possibile quelle attività necessarie che richiedono molto tempo ma sono poco redditizie in termini di marketing.

Chi vende un prodotto non desidera che chi lo compra impieghi troppo tempo a goderselo: il potenziale cliente chiede risultati rapidi e non è disponibile ad impegnare a lungo le proprie facolta’ mentali e fisiche.

Per onorare il culto della gratificazione istantanea, pari alla perdita della capacità di attendere, molti istruttori di krav maga ti promettono tutto subito, senza la lenta e tormentata cadenza degli esami di passaggio di livello e degli stage di aggiornamento,  troppo lunga per “attendere” a tutto vantaggio  dell’aggettivo “istantaneo”, vera promessa del fatto che, in fin dei conti, chi vende un prodotto non desidera che i compratori impieghino troppo tempo a goderselo.